La nostra storia
Dal 1950 per il tuo benessereLa Famiglia Santorini originaria dell’omonima isola nell’Egeo (l’antica Thera), agli inizi del 1500 si trasferì nella città di Venezia.
Un ramo di essa venne a Spilimbergo nel 1594 con Antonio Isidoro, il cui figlio Giandomenico “speziale eccellentissimo” aprì un “negotium aromaticorum” (farmacia) con il nome “Alla Carità”.
Da allora la Farmacia è sempre rimasta in possesso e gestione della famiglia e ubicata nella stessa palazzina del centro storico di Spilimbergo. Oggi è gestita dalla discendente Cristina Santorini.
La Famiglia Santorini contò fra i suoi membri il celebre anatomopatologo Giandomenico Santorini (6 giugno 1681 – 7 maggio 1737), protomedico della città di Venezia, ben conosciuto ai seguaci d’Esculapio, specialmente per la scoperta del nervo risorio e del dotto pancreatico accessorio.
Compì gli studi di medicina nelle università di Bologna, Padova e Pisa. Laureatosi già nel 1703 divenne docente all’Università di Padova e nel 1706 titolare della cattedra di anatomia.
Ha lasciato il proprio nome a diverse formazioni anatomiche quali:
– “Cartilagine di Santorini”
– “Conca di Santorini”
– “Tubercolo di Santorini”
– “Caruncole di Santorini”
– “Dotto pancreatico accessorio “o di Santorini”
– “Muscolo del Santorini”
– ecc..
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Lauree antiche
Vengono qui riportate le foto della laurea “Privilegium in arte aromataria” datata 27 gennaio 1777, equiparabile alla nostra attuale laurea in farmacia, rilasciata a “Antonio Filio D. Petri Santorini de Spilimbergo“.
Qui sotto le foto della laurea in medicina datata maggio 1730 rilasciata a “D. Antonius Santorini Filius Ioannis …“.
Trattura della seta
L’architetto Giannantonio Santorini (1754 – 1817), in un grandioso setificio, inventò ed applicò, primo in Europa, i meccanismi della forza idraulica per la trattura della seta, ricevendone dall’imperatore Napoleone I, in quell’epoca reggitore delle sorti d’Italia, un notevole premio.
Il filatoio si trovava in un edificio tra via Simoni e via Santorini azionato da forza idraulica grazie all’acqua della roggia che passava davanti alla chiesa dei Frati.
Qui sotto riportiamo alcune pagine del “Libro sulla trattura della seta” datato marzo 1807.
Per maggiori approfondimenti vedi il libro “Friulani delle idee”, libro che intende lumeggiare le figure di alcuni inventori che fra il XIX ed il XX secolo, realizzarono importanti opere di ingegno: Giannantonio Santorini, Andrea Galvani, Giandomenico Facchina, Arturo Malignani, Remigio Solari, Carlo Leopoldo Lualdi, Arieto Bertoia, Lino Zanussi, Lisio Plozner e Pietro Enrico di Prampero.
Questo è il ritratto del suo inventore, Giannantonio Santorini.
Teatro Sociale
Seppe trarre dai granai dei Conti Spilimbergo, donati alla Società Teatrale, il Teatro Sociale ( Palazzo della Loggia – Piazza Duomo).
Palazzo della Loggia (XIV secolo)
L’edificio di stile veneziano, ebbe, nel corso dei secoli diverse destinazioni.
Fu forse costruito nel secolo XIV e serviva ai Signori di Spilimbergo per trattare affari con i vassalli o per riunirvi gli uomini d’arme; era luogo obbligato per i viandanti ed i mercanti che giungevano dal guado del Tagliamento.
Divenne poi granaio dei Signori e luogo dove venivano immagazzinate le merci ed effettuati i controlli: su una colonna del portico è tuttora incisa la Macia, l’antica unità di lunghezza, che serviva per controllare la regolarità delle compravendite.
Fu anche destinata a carcere finchè nel 1812 fu ceduta alla Società filodrammatica che la trasformò in un elegante teatro.
Nel 1865 l’edificio fu alzato di un piano per far posto ad un altro ordine di palchi.
Fu ristrutturato dopo i consistenti danni subiti dal terremoto del 1976.
Stemma
L’architetto Giannantonio Santorini (1754 – 1817) per i suoi meriti, fu insignito dello stemma che attualmente è dipinto sulla facciata della palazzina.
Nel libro “Blasonario di Spilimbergo” di Francesco Boni de Nobili, viene descritto come “Stemma appuntato, cimato da elmo di cittadinanza con corona a cinque punte rialzate e dotato di lambrecchini”.
Friulani delle idee
Nel mese di marzo 2014 è stato presentato a Udine nell’aula magna del Malignani il libro “Friulani delle idee – dieci dialoghi con il mondo”.
Il libro, come indicato nell’introduzione “intende lumeggiare le figure di alcuni inventori che, fra il XIX ed il XX secolo, realizzarono importanti opere d’ingegno.
E con orgoglio che fra i dieci friulani, è riportato un mio antenato, Giovanni Antonio Santorini definito tessitore delle idee, l’inventore della macchina per la trattura della seta, così come descritta nel manoscritto datato marzo 1807.
Come espresso dal presidente della Fondazione Crup, Lionello D’Agostini, questo è un libro che “spiega ai giovani come persone qualsiasi del nostro Friuli hanno saputo far diventare famosa la nostra terra in tutto il mondo”.
Qui sono pubblicate alcune foto sul libro e su come venivano selezionati i bachi da seta.
Purtroppo durante la prima guerra mondiale i mobili e i documenti a portata di mano furono adoperati dagli invasori per accendere il fuoco con cui scaldarsi. Molto andò perso, ma per fortuna non tutto.
La famiglia conserva ciò che è rimasto di prezioso per le sue origini.
Erbari
Negli erbari risalenti al 1700 sono presenti piante essicate del territorio del Friuli.
Curiosità
Dagli erbari sono state ricavate le immagini delle erbe che hanno dato il nome alle varie stanze cui è composta la farmacia.
Libro di spesa 1723 – 1724
Alcune immagini tratte dal “Libro di spesa” tenuto da “Santorini Spicier” relativo al periodo 24 gennaio 1723 – 19 febbraio 1724.
Libro “Istruzioni intorno alle febbri”
Immagini tratte dal libro “Istruzione intorno alle febbri” datato 16 aprile 1751, pubblicato da un nostro antenato, Giovandomenico Santorini protomedico anatomico, studioso veneziano molto quotato a quell’epoca.
“Ricettario tascabile del Dottor Verdelli Silvio” datato 1892
Questo ricettario riporta nella prima parte l’elenco alfabetico delle malattie e nella seconda i rimedi medico-farmaceutici delle medesime.
Già all’epoca, veniva utilizzata la pubblicità: al suo interno numerose pagine di pubblicità di aziende medico-farmaceutiche.
Dottor. Verdelli Silvio Direttore della Guardia Medico-Chirurgica Permanente di Milano
Presidente della Società Laica per l’assistenza degli ammalati a domicilio.
“Farmacopea Ufficiale del Regno D’Italia” datato 14 luglio 1929
La “farmacopea ufficiale” è il testo normativo che descrive i requisiti di qualità delle sostanze ad uso farmaceutico, le caratteristiche che i medicinali preparati debbono avere, suddivisi per categorie, ed elenca composizione qualitativa ed, a volte, quantitativa, nonché, in qualche caso, il metodo di preparazione di ogni farmaco galenico che le farmacie sono autorizzate a preparare, oltre a varie tabelle.
Il 3 maggio del 1892 venne pubblicata la prima Farmacopea Ufficiale del Regno d’Italia che inglobava le farmacopee in vigore prima dell’unificazione dell’Italia.
Disegni ad acquerello del 1885 “Ricordo di Spilimbergo”
I disegni ad opera del Fuscalzo che rappresentano Spilimbergo e alcuni suoi personaggi significativi del secolo passato.
Opuscolo scritto da Pietro Santorini “Conte Spolvero” pubblicato nel 1929
Sono riportati fatti e personaggi che hanno animato la vita di Spilimbergo nella seconda metà dell’ottocento. Clicca qui per la versione completa del libro_”Conte_Spolvero“.
Allevamento delle sanguisughe
Fotografie concernenti l’allevamento delle sanguisughe usate per i salassi fino agli anni Cinquanta
Era una pratica medica diffusa nell’antichità fino alla fine del diciannovesimo secolo, consistente nel prelevare quantità spesso considerevoli di sangue da un paziente al fine di ridurre l’apporto di sangue nelle arterie di quest’ultimo.
Poteva quindi avere l’effetto di ridurre temporaneamente la pressione sanguinia, riducendo il volume del sangue.
Vecchie etichette di prodotti farmaceutici
Venivano utilizzate molti molti anni fa, sia per i recipienti destinati alla vendita sia per quelli usati in farmacia.
Per i vasi da farmacia esposti e destinati a far colpo sul pubblico si utilizzavano infatti etichette “di qualità”, e, con l’avvento della stampa, si sviluppò per essi la moda dei “libri di etichette”, libri cioè dai quali i nomi dei farmaci, stampati con caratteri di grande valore estetico, potevano essere ritagliati e successivamente incollati sui vasi.
Le etichette riportano sia il nome storico della farmacia Antica Farmacia Santorini “alla Carità” sia un vecchissimo numero di telefono 64.
Qui riportiamo anche alcune immagini di due vecchi strumenti:
– il primo conteneva la colla che veniva utilizzata per attaccare le etichette;
– il secondo serviva per stampare le etichette sulla carta.
Bottiglie antiche
Contenevano principi attivi usati per le preparazioni galeniche
Vecchie scatole
Chi non si ricorda della Magnesia San Pellegrino.
La storia di questo prodotto è piuttosto curiosa.
La formula del farmaco non è stata ideata dalla S. Pellegrino, ma da due farmacisti torinesi: Armando Provera e Nestore Delù (dall’unione dei due cognomi si ottiene la parola “Prodel”).
La Magnesia Prodel, così fu chiamata, continuò a essere commercializzata con questo nome fino alla fine del primo dopoguerra quando Enzo Granelli, il proprietario delle Terme di S. Pellegrino, decise di acquistare la formula.
La scatola in latta (33 cm x 12 cm x 8 cm) risale alla prima metà del Novecento.
Antichi mortai
Il mortaio è stato per secoli lo strumento principe della farmacia, tanto da diventarne spesso il simbolo.
Con esso i sali e i composti minerali venivano sminuzzati e ridotti in polvere, operazione indispensabile per poterli acconciamente conservare ed utilizzare poi nelle più svariate preparazioni.
In questa foto è rappresentato un mortaio in bronzo completo di pestello risalente al 1800 il cui peso è di circa 80 chilogrammi.
In questa foto invece è riportato un mortaio in pietra granito risalente al 1800 il cui peso supera ampiamente il quintale.
Antico macinino
Il modello di macinino ” Pharmacien a cylindres canneles “, è realizzato in ghisa e latta e risale alla fine del 1800.
L’utilizzo del macinino era destinato a farmacie, drogherie e per speciale macinazione di papaveri.
Bassina per confettare le pillole (inizi 1900)
La bassina è uno strumento utilizzato in tecnica farmaceutica per eseguire le operazioni di rivestimento delle compresse, ma anche dei granulati ed eventualmente delle polveri.
Torchio (inizi 900)
Serviva per estrarre da erbe o da piante le essenze liquide pressandole.
Le erbe venivano introdotte nell’apposito contenitore (non presente nella foto) e poi schiacciate.
Le essenze liquide fuoriuscivano dai fori e si concentravano in un apposito raccoglitore.
Bilancia e pesi
Due strumenti utilizzati per pesare:
– il primo, antico bilancino da farmacia a due bracci risalente agli inizi del 1900;
– il set completo di pesi da bilancino.
Suppostiera – Risale agli inizi del 900
Serviva a preparare le supposte, uno dei metodi di somministrazione dei principi attivi.
Le sostanze vengono uniformemente disperse in una massa fusa di particolari grassi naturali e sintetici (burro di cacao, stearato di sodio).
Il tutto viene colato ancora allo stato fuso negli stampi; si attende il raffreddamento e aprendo l’apparecchio si ottengono le supposte.
Pilloliera – Risale agli inizi del 900
Serviva a preparare le pillole, piccole palline che contengono principi attivi per lo più in polvere, mescolati con altre polveri in un supporto pastoso costituito spesso da un estratto molle di qualche pianta.
Si prepara una massa solida morbida la cui consistenza viene resa ottimale variando La quantità delle polveri usate come eccipiente.
Lavorando queste masse si ottiene un preparato in cui i principi attivi sono uniformemente dispersi. Questa massa si riduce a un cilindro (magdaleone) che viene posto sulla sulla parte rigenerata della pilloliera.
Agendo su di essa con l’altra parte zigrinata mobile dello strumento, si divide il magdaleone in tante parti uguali quante sono le scanalature dell’apparecchio.
Da ognuna di esse si ottiene una pillola.
Le pillole così ottenute si mettono in un recipiente insieme a una polvere inerte che impedisce alle stesse di attaccarsi insieme
Insegna in mosaico
È conservata inoltre una particolare insegna, un mosaico che Giandomenico Santorini commissionò intorno al 1918 alla Scuola professionale di mosaico.
Il mosaico, che decorava il banco di vendita andato invece distrutto, raffigura un serpente attorcigliato ad un vaso, da cui escono due rami di alloro.
Copia del mosaico è stata dipinta sulla facciata della Farmacia nel corso del restauro effettuato nell’anno 2002.
Restauro soffitto
Nel corso dell’anno 2009, è stato restaurato il soffitto in legno risalente alla fine del 1500, recuperando gli antichi decori.
Locale storico
Questo ha permesso alla Farmacia Santorini di essere inserita nell’elenco ”Locali storici del Friuli Venezia Giulia” e di essere, alla data odierna, il terzo locale storico più antico delle regione.